Stampa multisensoriale


Come sarebbe il mondo percepito solo con la vista? Bello e colorato di certo, ma piatto e privo di profondità e sfumature. Del resto, non è solo con gli occhi che sviluppiamo la nostra conoscenza della realtà esteriore: insieme alla vista, sono udito, olfatto, tatto e gusto a costituire le nostre finestre d'accesso a tutto ciò che ci circonda. [A cura di Paola Bonfanti - Pubblicato su Rassegna Grafica 9, maggio 2009]

Cinque differenti prospettive sensoriali dalla cui integrazione scaturisce la nostra visione globale e poliedrica del mondo. Dalla vista ha cominciato anche la stampa, ma non ci ha messo poi molto ad ampliare il proprio raggio d'azione verso altre dimensioni sensoriali.
Dopo avere deliziato gli occhi con effetti mirabolanti scaturiti da colori e vernici, superfici metal, glitter, perlescenti e brillanti, ologrammi e immagini lenticolari, la stampa ha sedotto l' olfatto, sovrapponendo all'odore dell'inchiostro aromi e profumi destinati a durare nel tempo e a imprimersi nella memoria.
E non si è fermata, arrivando altresì ad assecondare il bisogno istintivo dell'uomo di avvicinarsi e stabilire un contatto con gli oggetti: le superfici stampate hanno scoperto il tatto, facendo sfoggio di rilievi e finiture speciali, tutte da toccare. E' dunque su questo terreno poliedrico e multisensoriale che si gioca oggi la sfida tecnologica della nobilitazione dello stampato...

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ARGI, nel 2008 vendute macchine per 429 milioni: -22,8%

Drupa ’08 un’occasione mancata. Così titola l’indagine di mercato che annualmente compie l’ARGI – Associazione Rappresentanti Grafici Italiani – sul venduto nel nostro Paese di macchine grafiche (nuove) costruite all’estero. Il riferimento a Drupa è perché storicamente nei mesi successivi a questa manifestazione si registra un incremento negli investimenti in tecnologie, cosa che non si è verificata nel 2008. Anzi lo scorso anno si è chiuso con una pesante contrazione, -22,8% a 429 milioni di euro, rispetto all’anno precedente 556 milioni di euro che, va segnalato, era il terzo a segnare continui incrementi. Nello specifico dei vari settori la prestampa è quella che ha registrato la performance meno negativa con -12,2% grazie alla vendita di workflow (+10%) purtroppo controbilanciata dal forte calo nei ctp (-17%). La stampa segna un – 21% determinato soprattutto dalla frenata nella vendita di rotative (-35% quelle per giornali, -32% le commerciali). Nelle macchine a foglio buoni i risultati per i piccoli formati (soprattutto il 50x70) mentre in forte calo sono il 70x100 e i formati maggiori. Il dopostampa e la cartotecnica hanno registrato un anno molto critico rispettivamente con -28,9% e -40,1%.

Fonte : il Poligrafico


La norma ISO 12647

Sotto il nome di ISO 12647 sono raccolte 7 normative tecniche riguardanti il settore delle Arti Grafiche:

“Controllo del processo per la produzione delle selezioni retinate a colori, delle prove e della stampa”

In particolare la ISO 12647-2 si riferisce alla stampa offset a foglio e a bobina. La versione attualmente in uso è del 2004, con tabelle aggiornate nel 2007, ed integra e sostituisce la precedente edizione del 1996.

La norma coinvolge la prestampa e la stampa, dalla gestione dei files al foglio stampato, occupandosi principalmente di definirne il processo ma includendo anche riferimenti legati al “prodotto” creato dall’azienda. La ISO 12647-2 considera solo processi di stampa in quadricromia CMYK, ma consente in alcuni punti di operare per analogia con colori speciali. Lo scopo della norma è quella di regolamentare i processi che hanno un impatto diretto sulle caratteristiche visive dello stampato, principalmente su quelle colorimetriche. Alcuni parametri sono stati normalizzati, altri sono riportati come indicazione, in ogni caso occorre prestare molta attenzione in quanto l’aspetto legato al “processo” si intende sempre predominante rispetto al “prodotto”.

I benefici che si ottengono adottando le ISO 12647 sono:

  1. Ottimizzazione del funzionamento della macchina da stampa

  2. Razionalizzazione nell’utilizzo delle materie prime, inchiostri e carta

  3. Garanzia di una ripetibilità nota dello stampato

  4. Riduzione tempi avviamento, con conseguente riduzione dei costi

  5. Minore rischio contestazioni

Nella ISO 12647-2 sono considerati i seguenti processi e prodotti:

  1. Files digitali ricevuti o prodotti

  2. Tipi di carta

  3. Cromia degli inchiostri sul supporto scelto

  4. Prove di stampa digitali o tradizionali

  5. Separazioni cromatiche CMYK

  6. Pellicole o lastre

  7. Congruenza dell’ “ok si stampi” rispetto alla prova di stampa

  8. Variabilità della tiratura


La grossa novità presente nelle ISO 12647 riguarda la sostituzione dei riferimenti cromatici che non sono più in densitometria ma in colorimetria. Questo aspetto presuppone un’adeguata attrezzatura dell’azienda e un’organizzazione tale da riuscire a conciliare l’utilizzo del densitometro per il normale controllo in tiratura con l’utilizzo dello spettrofotometro per il controllo e l’allineamento rispetto alle tabelle degli standard.

Le aziende italiane si sono dimostrate molto lente a recepire questo tipo di norma, non tanto per l’attrezzatura minima necessaria, ma per l’organizzazione (o mentalità) industriale necessaria per definire il proprio lavoro in processi. Le norme ISO 12647 presuppongono implicitamente che in azienda sia già operativo un sistema di qualità ISO 9000: purtroppo questa norma in Italia non ha avuto molta fortuna nel settore grafico. Altra difficoltà è venuta dal fatto che le norme attualmente pubblicate sono state scritte senza il contributo di rappresentanti italiani al TC130 dell’ISO. Solamente dal Settembre 2008 l’Italia ha di nuovo una rappresentanza nel comitato tecnico che decide a livello internazionale queste norme, ma ne vedremo i contributi solamente con le nuove edizioni previste non prima del 2010.

fonte:
http://www.beltrami.re.it/ISO_12647.html

grafitalia 2009




http://www.grafitalia.biz/

memo

i bianchi e i grigi non hanno tinta

Pantone: mai in quadricromia

(di Mauro Boscarol)

Tutti i software di grafica (per esempio Photoshop, InDesign, Illustrator, XPress) danno la possibilità al progettista di scegliere un colore da una libreria, cioè da un elenco di colori con un nome. In Italia le librerie più usate sono quelle di Pantone (non è ovunque così, per esempio in Germania sono più usate le librerie HKS e in Giappone le librerie Toyo).

Pantone è il nome di una società americana che produce queste librerie (nel senso che produce i loro cataloghi, le "mazzette", e anche gli inchiostri). È un nome proprio, dunque indeclinabile. Perciò si dice "tre Pantone" e non "tre Pantoni" come capita spesso sentire e leggere, esattamente così come si dice "tre euro" e non "tre euri".

Sono disponibili diverse librerie Pantone che si possono dividere in due grandi gruppi: le librerie di colori Pantone intesi per essere stampati (in offset) con un quinto (o sesto o settimo) inchiostro e le librerie di colori Pantone intesi per essere stampati in quadricromia. In Photoshop ci sono sei librerie del primo gruppo: si chiamano solid (coated, matte, uncoated), pastel (coated, uncoated) e metallic. Si tratta rispettivamente delle tinte unite normali (per carta patinata lucida, opaca e non patinata), dei colori pastello (per carta patinata e non patinata) e dei colori metallici.

Quando un grafico deve scegliere un colore, per esempio per un logo, è spesso tentato di sceglierlo in una delle librerie Pantone, piuttosto che costruirlo con ciano, magenta, giallo e nero. Questo è corretto solo se la stampa (in offset) di quel colore avverrà con un inchiostro speciale (il cosiddetto "quinto inchiostro") e non semplicemente con gli inchiostri di quadricromia. Se il lavoro dovrà essere stampato in quadricromia, senza ulteriori inchiostri speciali, scegliere un colore Pantone è un errore che può costare caro. Ecco perché.

È molto semplice: i colori Pantone sono stati creati per essere stampati con inchiostri speciali in offset, e solo per questo scopo. Sono stati creati proprio per poter utilizzare una serie di colori che in quadricromia non si possono ottenere (se il risultato si potesse ottenere anche in quadricromia, i Pantone sarebbero inutili). E infatti, andando a controllare, dei circa mille colori Pantone della libreria solid coated, la più usata, più dell'80% non si possono stampare in CMYK (cioè non ci sono valori CMYK che producano quel colore Pantone). Quelli che sono più fuori sono soprattutto i blu (tra questi il famigerato Reflex Blue che è impossibile riprodurre in quadricromia anche con carta patinata). Il più fuori di tutti è il Pantone 2735, un blu che tende al viola.

Proprio per questo motivo stampare un colore Pantone in CMYK è sempre una operazione che dà un risultato (molto o poco) approssimato. Se proprio si vuole simulare un Pantone in quadricromia (una operazione che, come detto, non ha senso, ma talvolta si è costretti a fare, per esempio per variazioni dell'ultimo minuto), bisogna tener conto non c'è una singola approssimazione per un dato colore Pantone, ce ne sono tante (magari una che privilegia la tinta, un'altra che privilegia la saturazione, un'altra che minimizza il deltaE76, un'altra che minimizza il deltaE2000, ecc.).

E qui veniamo al secondo gruppo di Pantone: quelli che simulano, in quadricromia, i colori del primo gruppo. Pantone Bridge è una libreria che approssima i colori Pantone a un CMYK più o meno simile a quello che si usa in America (SWOP, stampa rotativa offset), Pantone Bridge Euro approssima i Pantone a un CMYK più o meno simile a quello che la ditta Pantone pensa che si stampi in Europa (ma la ditta Pantone è americana e non ha le idee chiare su come si stampa in Europa). Altri metodi daranno approssimazioni ancora diverse (per esempio conversione in Photoshop, oppure in QuarkXPress, ecc).

Con tutte queste varianti, e tenendo conto che ci sono varie condizioni di stampa offset, in stampa ci saranno sorprese non gradite, e probabilmente nessuna stampa in quadricromia darà il colore che ci si aspetta.

Insomma, i colori Pantone non sono pensati per essere stampati in quadricromia, ma solo per essere stampati con inchiostri speciali; se proprio voglio stampare un colore Pantone in CMYK i possibili valori CMYK da usare sono tanti (chi ne indica alcuni, chi ne indica altri) e quindi metodi (o mazzette) diversi danno valori diversi. Quale è quello giusto? Nessuno, perché i Pantone non sono colori pensati per essere stampati in quadricromia.

(fonte: http://www.boscarol.com/pages/printbuyer/pantone.html)


OFFSET

La stampa OFFSET è un processo di stampa planografico indiretto che si basa sul fenomeno di repulsione tra acqua e sostanze grasse (nello specifico gli inchiostri). Planografico perché i grafismi e i contro-grafismi sono sullo stesso piano. La stampa offset è una tecnica di stampa basata principalmente sullo stesso principio della litografia (Esiste anche una tecnica dry offset o offset a secco, molto meno diffusa che utilizza matrici a rilievo). Anziché stampare il foglio a contatto diretto con la pietra o la lastra di alluminio microgranito, la stampa avviene attraverso l'impiego di tre cilindri a contatto tra loro.

Si tratta quindi di una stampa indiretta: ciò significa che la stampa avviene mediante un materiale esterno che permette di trasferire l'inchiostro (...).

L'inchiostro viene riportato dalla lastra al caucciù, e da questo alla carta. I vantaggi di questo procedimento sono: il mancato trasferimento dell'umidità di bagnatura lastra alla carta, che subirebbe variazioni dimensionali e la leggibilità della lastra matrice che non deve essere realizzata con grafismi speculari, che sarebbero difficilmente leggibili.

(fonte wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Stampa_offset)